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WARBURG E MNEMOSYNE

Dal 2000 il Centro Studi ha un seminario di ricerca permanente dedicato all'opera e al metodo di Aby Warburg. In particolare si propone di studiare il Bilderatlas, lo straordinario Atlante di immagini lasciato in forma incompiuta.

Aby Warburg (1866-1929), storico della cultura e investigatore partecipe della storia dell’arte, inaugura con le sue ricerche un metodo per la storia della tradizione classica, proponendo una mappa delle costanti della memoria occidentale – miti, figure, parole, simboli – in un campo di indagine che si apre sulle risonanze culturali tra Rinascimento, Antico e Contemporaneo.

Nato ad Amburgo da un’importante famiglia ebrea di banchieri, fin dagli studi universitari a Bonn il suo interesse si concentra sulla storia dell’arte, l’archeologia, l’antropologia e la storia delle religioni. Il suo primo viaggio a Firenze tra 1888 e 1889 rappresenta l’inizio di un rapporto privilegiato con l’arte e la cultura italiane.

A partire dalle sue prime ricerche (il saggio su La Primavera e La Nascita di Venere di Botticelli) l’interesse di Warburg per le opere d’arte si configura come un’indagine a tutto campo sulla cultura occidentale, dall’esame delle fonti iconografiche e letterarie all’analisi delle circostanze storiche e culturali della creazione artistica.

La sua attenzione per documenti e materiali che normalmente non rientrano nello studio della storia dell’arte, e un metodo che supera i tradizionali confini fra discipline, contro una lettura puramente estetizzante dell’opera artistica, inaugurano il filone di studi dell’iconologia.

Tra i principali oggetti e temi della sua ricerca: l’espressione della vita intensificata tramite figure ed elementi accessori in movimento nelle opere rinascimentali (la figura della ‘Ninfa’); le feste, il teatro, la circolazione e riproduzione di immagini nelle corti italiane ed europee; l’arte del ritratto nella Firenze del Quattrocento e gli scambi culturali ed artistici con le Fiandre; la tradizione astrologica arabo-persiana e la migrazione delle divinità planetarie testimoniata in grandi cicli astrologici (importante la sua interpretazione degli affreschi di Palazzo Schifanoia a Ferrara) e nella cultura dell’Europa della Riforma (il saggio su Lutero); la persistenza in età moderna di miti e riti ancestrali.

L’ampiezza dello spettro degli interessi di Warburg è riscontrabile nei suoi studi, come anche nella struttura della Biblioteca da lui creata (oggi a Londra, presso il Warburg Institute), basata sulla “regola del buon vicinato” – l’affinità tematica e concettuale – fra i testi.

L’Atlante di immagini intitolato alla memoria – Mnemosyne – rimasto incompiuto alla morte dello studioso, è il lascito più originale e rappresenta la summa delle sue ricerche. Attraverso l’indagine sulla permanenza delle forme dell’Antico nell’arte rinascimentale italiana e nordeuropea, Warburg interroga la tradizione occidentale, scoprendo i suoi meccanismi e riattivando punti nevralgici e zone d’ombra.

 

Mnemosyne è un atlante figurativo (Bilderatlas) composto da una serie di tavole, costituite da montaggi fotografici che assemblano riproduzioni di opere diverse: testimonianze di ambito soprattutto rinascimentale (opere d’arte, pagine di manoscritti, carte da gioco, etc.); ma anche reperti archeologici dell’antichità orientale, greca e romana; e ancora testimonianze della cultura del XX secolo (ritagli di giornale, etichette pubblicitarie, francobolli).

Nel Bilderatlas, che contiene un migliaio di fotografie sapientemente composte e assemblate, le immagini sono oggetto privilegiato di studio in quanto sono un modo immediato di ‘dire il mondo’. L’immagine è il luogo in cui più direttamente precipita e si condensa l’impressione e la memoria degli eventi. Dotate di un primordiale potere energetico di evocazione, in forza della loro vitalità espressiva le immagini costituiscono i principali veicoli e supporti della tradizione culturale e della memoria sociale, che in determinate circostanze può essere “riattivata e scaricata”. Nell’Atlante la giustapposizione di immagini, impaginate in modo da tessere più fili tematici attorno ai nuclei e ai dettagli di maggior rilievo, crea campi di energia e provoca lo spettatore a un processo interpretativo aperto: “la parola all’immagine” (zum Bild das Wort).

Mnemosyne è dunque una macchina, una sorta di gigantesco condensatore in cui si raccolgono tutte le correnti energetiche che hanno animato e ancora animano la memoria dell’Europa. Obiettivo dell’Atlante è illustrare i meccanismi di tradizione di temi e figure dall’antichità – orientale e greco-romana – all’attualità, con particolare riguardo alla ripresa di moti, gesti e posture che esprimono l’intera gamma dell’eccitazione emozionale (l’aggressione, la difesa, il sacrificio, il lutto, la malinconia, l’estasi, il trionfo, etc.). Si tratta di Pathosformeln – formule espressive dell’emozione – dedotte direttamente in forma artistica dai modelli antichi, o anche riemergenti senza diretto collegamento ai modelli, nella forma di engramma, esito spontaneo dell’istinto gestuale umano.

Il Bilderatlas è l’ultimo progetto di Aby Warburg. A partire dalle raccolte di immagini preparate in vista di conferenze ed esposizioni, Warburg approntò l’opera in forma di un atlante che doveva essere corredato da testi esplicativi e in seguito pubblicato dall’editore Teubner, probabilmente in una collana che già ospitava atlanti figurativi, archeologici e di altro genere. Al momento della morte, nel 1929, Warburg lasciò un menabò incompleto (i 63 pannelli dell’ultima versione), l’abbozzo di una Introduzione e una serie di appunti raccolti poi dalla sua collaboratrice Gertrud Bing. Già nel 1930 l’opera è data come di “imminente pubblicazione” da Fritz Saxl e, in Italia, da Giorgio Pasquali. Ma lo stato di incompletezza dell’Atlante alla morte dell’autore, le vicende storiche – l’avvento al potere in Germania del partito nazionalsocialista nel 1933 e il conseguente trasferimento della Biblioteca e dell’Istituto Warburg a Londra – e, soprattutto, la complessità dell’opera, indussero i collaboratori di Warburg all’abbandono del progetto editoriale.

Solo nel 1994 vedrà la luce a Vienna una prima edizione della versione incompiuta dell’Atlante, la ‘versione Daedalus’, che comprende 63 pannelli, i primi tre siglati da lettere (A, B, C) e gli altri numerati con cifre (da 1 a 79, con lacune). Nell’ultimo decennio alla prima pubblicazione hanno fatto seguito altre tre edizioni in lingua tedesca e italiana. Solo recentemente dunque l’Atlante, che per più di mezzo secolo era quasi caduto nell’oblio, è stato riscoperto e, grazie anche ad alcune mostre, conosce oggi una stagione di fortuna critica ed editoriale.

Alla figura e all’opera di Aby Warburg la “Rivista di Engramma” ha dedicato, fin dal 2000, uno specifico lavoro di analisi e di approfondimento, con la pubblicazione on line degli esiti della ricerca e la realizzazione di una esposizione dell’Atlante Mnemosyne a Venezia nel 2004.

WARBURG

WARBURG E MNEMOSYNE

Zum Bild das Wort

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